martedì 12 marzo 2013

Bellezza

Ci avete mai pensato alla bellezza?
Quante volte usiamo la parola bello, la parola bellezza, il superlativo bellissimo? Una moltitudine di volte non numerabile.
Ma cosa intendiamo? Cosa è bello? Cosa è bellezza? Cosa è bellissimo? E così via.
Non è un brano da quarta di copertina, sono reali quesiti che mi pongo, ci poniamo.

C'è un progetto teatrale del teatro Stabile di Torino che si chiama Cerchiamo Bellezza; sono entrato all'interno di questo progetto grazie a una serie di fortunati eventi.
Lungo la strada ho capito che quelle due parole non fossero un titolo, non solo. Le ho incominciate a recepire come una missione.
Per questo mi trovo qui a discutere con voi della bellezza.

Sento che abbiamo più che mai bisogno di bellezza, lo sento dai racconti degli amici, dei conoscenti, dei perfetti sconosciuti. Non di una bellezza vaga e tangibile quanto un ideale etereo; parlo della bellezza che dalle nuvole scende sulla terra e bagna i nostri corpi.
C'è qualcosa nella generazione dei ventenni, trentenni attuali di profondamente spento e di profondamente antitetico alla bellezza. C'è della bellezza corrotta, ci sono desideri ovattati, c'è una supplenza alla bellezza, alla felicità, alla vita che si sta prolungando troppo, e rischia di sostituirsi ai reali concetti. Rischia di diventare un sottovaso ad una pianta che vuole crescere, vuole espandersi.
Ho paura di questa generazione che si sta confezionando in una moltitudine di pacchettini anonimi; ho bisogno di alberi piantati nella terra di un campo, senza margini, senza confini ad ostacolare la crescita, il respiro, lo scambio.

Ho modo di credere che ogni persona cerca bellezza.
Interagite nel sito e nella pagina fb di Cerchiamo Bellezza, lì ognuno è libero di riportare ciò che vuole, di disquisire, di confrontarsi. Questo progetto ha dato una forma e una comunione di sensi ad una ricerca che appare comune.
Interagite qua, in questo blog, che è nato tanto tempo fa proprio per discutere di ciò che non riusciamo pienamente a comprendere e che però sottolinea i gesti di ogni giorno.
Fosse solo la mancata comprensione di certi aspetti della vita penso sarebbero pochi a parlarne, ma ho la percezione che nelle parole, negli sguardi, nei racconti ogni giorno ognuno discuta di questo senso di inquietudine.
Interagiamo anche di persona affinché questa ricerca sia anche costruzione.

Vi ringrazio, in ogni caso.
ZVS