sabato 23 marzo 2019

VIAGGIO

Torna il tempo del viaggio, di viaggiare.
E ti lascia dietro e dentro sensazioni che hanno a che fare con la vita. Danno l’idea di un futuro che vuoi, non vorresti, vuoi, con ambizione.

Momenti di vita.
Tiepidi risaltano non come nuovi, ma ridestati da un delicato letargo che li conservava.

E così il viaggio ripercorre le tappe in anfratti che si riaccendono di luce, dopo lunga abitudine della tenebra.
Non importa il dettaglio della metà, né il ‘con chi’, né il ‘per come’.
Discorrerò con l’idea che ogni viaggio ha qualcosa di comune e che quanto verrà menzionato, seppur diverso bella forma, rimane intelligibile nella sostanza.

Le tappe di cui parlo hanno a che fare con te stesso, con l’altro che ti accompagna e con l’altro che ascolta il tuo ritornare a continuare. Con il mondo che sei e che ti circonda.

Prima tappa: il decollo.
Sollevarsi da terra non rappresenta solo l’atto meccanico e fisico di cui i più hanno completa ignoranza che porta un mezzo a tagliare l’etere.
Rappresenta il nostro costante rapporto con l’ignoranza; un rapporto indiretto che c’è, comunque.
Quel sollevarsi è prendere quota, in tutti i sensi.
Lo stacco del carrello dal suolo è l’idea di possibilità; possibilità che va oltre quella quotidiana idea mortale di morte. Possibilità che si può volare. Volare veramente, senza perdersi.

Seconda tappa: l’atterraggio.
Non è solo l’aereo a scendere a terra, con più o meno delicatezza.
È il tuo corpo che si assesta a quel viaggio, organizzato o meno, e alle persone con cui, oltre ad averlo già intrapreso, lo intraprenderai (quel viaggio). A volte diverse, a volte le stesse (le persone)..
Assestamento sulla crosta terrestre. Ci sei perché ci sei, non puoi essere altrove.

Terza tappa: il motore e il cuore, ma anche la pancia.
Via. Prende vita. La mattina e la sera, la notte e l’alba successiva. Lo fa senza aspettarti troppo. Ti ricorda che sei essenziale, ma non per forza importante. Quello spetta poi a te.
E dentro le giornate c’è il moto. Vitruvio, e ancor di più Leonardo, suggerisce quel rapporto apparentemente spigoloso ma geometricamente fluido dell’uomo nell’ambiente, naturale e umano.
Connessioni della struttura con la struttura con il resto.

Quarta tappa: la conoscenza.
Gradualmente i flussi entrano. Non li guardi solo imbambolato come qualcosa di estraneo.
Passi dal sentirti pieno del troppo a vuoto del peso che ti circonda. Ne fai parte, e te ne rallegri.
La relazione si attiva ad un livello maggiore, entra nel mondo della conoscenza. Fai parte di quella cosa e la cosa si accorge di te.
Se c’è dialogo c’è armonia.

Quinta tappa: pulsione. Pancia, ma anche cuore.
Batte il corpo come il suono incessante della città. 
Batte e vorresti il rintocco desse amplificazione sempre maggiore; vorresti esserne domatore e direttore. Tra le pieghe della realtà, e forse della verità umana, ti confronti con gli acciacchi della mortalità e sebbene strida ti strappa un sorriso. Timido.
Torna il cuore nel suo essere pompa e l’intestino nel suo essere crocevia di autostrade esistenziali e ti ricordi servano a qualcosa, oltre che a farli vedere al cardiologo e al gastroenterologo.
Pompi, batti, probabilmente scalpiti. Esito nullo o ebbro poco importa. Dentro sei pulsione: il viaggio te lo ha ricordato, se hai bisogno di ricordarlo.

Sesta tappa: velocità.
Pienezza del vivere caschi a volte nella fretta. 
Ma al di là di ciò, tutto è veloce.
Chi non lo è nei passi, lo è nel comunicare in quel mezzo in cui pare che ogni buco possa rappresentare un baratro. 
Connessione continua, a destra a sinistra, sopra e sotto e in mezzo, attraverso.
C’è chi parla di iperuomini. Se dotati del mezzo siamo iperuomini.

Settima tappa: consapevolezza.
Maturare la percezione, dialogare con l’esperienza. Dare presenza al tuo essere. 
Ditemi se è poco.
Probabilmente è tutto.

Ottava tappa: la strada e il colore.
La condivisione del colore di ciò che hai vissuto pare dare sfumatura al tuo atto presente. Percepisci di essere un crine di pennello che si sposta su una tavolozza grande, tanto grande.
Tu sposti il colore, che è un colore, e ti colori e colori.
Componi strade, trattorie, sensi, forse si intravede perfino una direzione.